La
Psicomotricità per potenziare le capacità cognitivi dei bambini fin dai primi anni
di vita
La psicomotricità, intesa come un'attività in grado di potenziare lo sviluppo di un individuo attraverso l'uso del corpo, dell'azione e del movimento, facilita e migliora lo sviluppo fisico, psicologico e sociale dei bambini permettendo un’interazione tra funzioni neuromotorie e psicologiche.
Negli ultimi anni è cresciuto l'interesse della ricerca sugli
effetti dell’attività psicomotoria sulle capacità cognitive. Il movimento
sembrerebbe essere centrale per lo sviluppo cognitivo dei bambini, infatti, già
prima che emerga il linguaggio verbale, i bambini usano i gesti per segnalare i
bisogni in situazioni che comprendono il loro rapporto con l'ambiente. In
particolare, alcuni autori hanno scoperto che un'attività fisica regolare
migliora le capacità cognitive generali, le funzioni esecutive, le capacità di
attenzione e la velocità nei compiti. Inoltre, l'attività psicofisica ha un
impatto positivo sulla cognizione per tutta la durata della vita di una
persona.
Alcuni studi si sono concentrati sugli effetti della
psicomotricità in età prescolare, dimostrando che l’allenamento allo sviluppo
motorio fine e grossolano influenza le capacità cognitive e che le prestazioni
motorie in età prescolare predicono le capacità cognitive in età scolare.
Lo Studio
Sulla base di queste evidenze, lo studio di Maria Teresa Mas &
Judit Castellà, condotto all’Università Autonoma di Barcellona nel 2016, ha
cercato di stabilire se un training di psicomotricità favorisse lo sviluppo
cognitivo dei bambini a partire dagli 11 mesi, età scelta dai ricercatori
perché considerata il periodo in cui i bambini iniziano ad esplorare facilmente
il loro ambiente. L’assunto di base era il seguente: se la psicomotricità è in
grado di migliorare la cognizione, allora ci si può aspettare differenze nei
punteggi dello sviluppo cognitivo tra i bambini che eseguono sessioni di psicomotricità
una o due volte alla settimana rispetto a quelli che non eseguono alcuna
sessione.
Nello studio delle due ricercatrici sono stati coinvolti 30
bambini tra gli 11 e i 22 mesi, suddivisi in tre diversi gruppi: un gruppo che non
ha ricevuto alcuna seduta di psicomotricità (gruppo di controllo), un gruppo
che ha ricevuto una seduta settimanale e un terzo gruppo che ha ricevuto due
sessioni di psicomotricità a settimana.
Per verificare il cambiamento dei parametri psicomotori tra i gruppi è stato somministrato il test Merrill-Palmer-R prima e dopo le sedute di psicomotricità, una batteria individuale che valuta lo sviluppo cognitivo, il ragionamento verbale e non verbale, la memoria, la coordinazione visivo-motoria, la velocità di elaborazione e lo sviluppo delle capacità motorie fini e grossolane.
La progettazione delle sedute secondo il modello della
Psicomotricità Relazionale
Le sedute di psicomotricità erano così strutturate: ogni sessione
aveva la durata 45 minuti e comprendeva un momento di accoglienza del gruppo
nel suo insieme e la preparazione alla sessione. Il momento del gioco prevedeva
l’utilizzo di strumenti motori per favorire ad esempio l'equilibrio, il salto,
la caduta, il gattonare. La progettazione della sessione si basava sulla
metodologia di Aucouturier (2004), secondo la quale l'obiettivo principale della
psicomotricità è favorire il movimento libero e spontaneo nell’interazione dei
bambini con il loro ambiente a livello fisico, simbolico e cognitivo. La
psicomotricità relazionale offre al bambino l'opportunità di interagire con
determinati tipi di materiali, con i coetanei e con gli adulti.
Durante la psicomotricità l’obiettivo era creare un'atmosfera di partecipazione che stimolasse il desiderio di azione: il bambino era incentivato a manifestare emozioni, sentimenti, affetti in uno spazio che consentiva attività motorie spontanee e giochi sulla base dell'esplorazione, la scoperta e l’interazione con l’ambiente. Venivano inoltre inserite, a conclusione della seduta, storie raccontate per ricordare i momenti condivisi insieme o canzoni.
I Risultati
L'obiettivo di questo studio non era tanto quello di confrontare i
gruppi, quanto determinare se l'intervento psicomotorio avesse effettivamente
migliorato le capacità cognitive prima e dopo il training.
I risultati hanno mostrato che solo il gruppo che aveva ricevuto
due sessioni settimanali di psicomotricità ha poi ottenuto punteggi più alti in
tutte le misure cognitive dopo l'intervento. Quindi, i bambini a partire dagli
11 mesi di età che eseguono sistematicamente la psicomotricità (con almeno due
sessioni a settimana) ottengono punteggi più alti nell'indice di sviluppo
generale dopo l'intervento rispetto a coloro che ricevono una sola sessione o
nessuna.
Questi risultati suggeriscono che la pratica sistematica dell'attività psicomotoria sin dalla più tenera età può migliorare lo sviluppo cognitivo generale: i bambini hanno maggiori potenzialità nello svolgere un determinato compito, nel pensare, monitorare, muoversi e relazionarsi con gli altri. Inoltre, questi effetti benefici persistono a lungo termine.
In conclusione
Le capacità cognitive che consentono di controllare e regolare il
proprio comportamento sono le abilità che maggiormente beneficiano della
psicomotricità.
In questo studio, la psicomotricità sembra migliorare la
cognizione se eseguita in modo sistematico (due sessioni a settimana), mentre se
viene eseguita una volta alla settimana migliora le capacità motorie generali e
consente ai bambini di migliorare la loro interazione con l'ambiente contribuendo
al loro sviluppo globale. I miglioramenti si osservano poi nella formazione di
strutture cognitive legate all'attenzione, alla memoria, alla percezione, al
linguaggio e al pensiero, funzioni che, secondo gli autori, sono fondamentali nell'interpretazione
dei concetti di spazialità, temporalità e velocità.
Inoltre, eseguire la psicomotricità nei primi mesi di vita, oltre
a favorire l'emergere di capacità motorie e cognitive, porta anche all’acquisizione
di competenze emotive e affettive.
I due autori sottolineano l’importanza dell’incentivare nei
bambini l’utilizzo di tutto il corpo nel gioco simbolico e spontaneo. È utile
favorire l’uso di gesti e posture come mezzo di espressione nei primi mesi di
vita in quanto questo è un periodo di tempo cruciale durante il quale i bambini
sviluppano nuove abilità e gettano le basi per l'apprendimento futuro.
Bibliografia:
Mas, M. T., & Castellà, J. (2016). Can Psychomotricity improve cognitive abilities in infants?. Aloma: revista de psicologia, ciències de l'educació i de l'esport Blanquerna, 34(1), 65-70.
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